Etnologo scozzese. Seguì studi giuridici, ma anziché dedicarsi
all'avvocatura orientò il proprio interesse verso l'etnologia e dal 1907
occupo la cattedra di Antropologia dell'università di Liverpool.
Rappresentante tipico della scuola antropologica inglese, ne seguì
l'indirizzo intellettualistico e, paragonando mito e pensiero scientifico,
giunse alla conclusione che essi cercano la stessa cosa, seguendo vie diverse. A
lui va il merito di aver per primo reso nota l'antropologia sociale al pubblico
dei non specialisti e il suo
Il ramo d'oro rimane uno dei testi
fondamentali. Egli accentrò il proprio interesse sostanzialmente sulla
religione e sulla magia basando le proprie teorie sulla raccolta di un gran
numero di dati sui miti e sui riti, desunti da autori greci e latini,
nonché dalle opere di etnografia e dai resoconti di quanti erano venuti a
contatto con popolazioni primitive. Il suo metodo è infatti
essenzialmente di tipo comparativo. Egli dimostrò il carattere universale
del rapporto tra la religione e la fertilità sia degli uomini che degli
animali. Considerò la magia come una pseudo-scienza ed elaborò una
spiegazione delle credenze magiche, scorgendone l'origine nelle associazioni di
idee. Enunciò due distinte teorie sulla magia: la prima è quella
della
magia omeopatica o
imitativa, secondo cui i riti magici
simboleggiano gli effetti che intendono provocare. Secondo tale teoria, oggetti
che avrebbero caratteristiche comuni si influenzano a vicenda, in modo tale che
è possibile produrre un effetto su uno di essi imitando tale effetto
sull'altro: l'esempio classico è quello di trafiggere con degli aghi
l'immagine di una persona di cui si desidera il male. La seconda è la
teoria del contagio, secondo cui si può danneggiare la salute di
una persona o arrecarle la morte agendo su una parte della stessa (ciocche di
capelli, frammenti di unghie, ecc.). La concezione di
F. che pone in
stretta analogia scienza e magia viene oggi respinta dalla maggior parte degli
studiosi. Il difetto dell'interpretazione del
F., riconosciuto ormai da
quasi tutti gli specialisti della materia, è di ritenere che la mente
primitiva, ossia la coscienza magico-mitica, si ponga problemi simili a quelli
di uno scienziato che intenda conoscere le leggi della natura. Oltre al famoso
The Golden Bough, in 11 volumi, 1890 (Il ramo d'oro, 1950 e 1956),
tradotto in varie lingue, soprattutto nell'edizione ridotta curata dallo stesso
F., egli scrisse varie altre opere di successo, tra cui:
Totemism and
exogamy (Totemismo ed esogamia) (4 volumi 1910);
The belief in
immortality (La fede nell'immortalità) (3 volumi 1913) (Glasgow 1854
- Cambridge 1941).