Stats Tweet

Frazer, sir James George.

Etnologo scozzese. Seguì studi giuridici, ma anziché dedicarsi all'avvocatura orientò il proprio interesse verso l'etnologia e dal 1907 occupo la cattedra di Antropologia dell'università di Liverpool. Rappresentante tipico della scuola antropologica inglese, ne seguì l'indirizzo intellettualistico e, paragonando mito e pensiero scientifico, giunse alla conclusione che essi cercano la stessa cosa, seguendo vie diverse. A lui va il merito di aver per primo reso nota l'antropologia sociale al pubblico dei non specialisti e il suo Il ramo d'oro rimane uno dei testi fondamentali. Egli accentrò il proprio interesse sostanzialmente sulla religione e sulla magia basando le proprie teorie sulla raccolta di un gran numero di dati sui miti e sui riti, desunti da autori greci e latini, nonché dalle opere di etnografia e dai resoconti di quanti erano venuti a contatto con popolazioni primitive. Il suo metodo è infatti essenzialmente di tipo comparativo. Egli dimostrò il carattere universale del rapporto tra la religione e la fertilità sia degli uomini che degli animali. Considerò la magia come una pseudo-scienza ed elaborò una spiegazione delle credenze magiche, scorgendone l'origine nelle associazioni di idee. Enunciò due distinte teorie sulla magia: la prima è quella della magia omeopatica o imitativa, secondo cui i riti magici simboleggiano gli effetti che intendono provocare. Secondo tale teoria, oggetti che avrebbero caratteristiche comuni si influenzano a vicenda, in modo tale che è possibile produrre un effetto su uno di essi imitando tale effetto sull'altro: l'esempio classico è quello di trafiggere con degli aghi l'immagine di una persona di cui si desidera il male. La seconda è la teoria del contagio, secondo cui si può danneggiare la salute di una persona o arrecarle la morte agendo su una parte della stessa (ciocche di capelli, frammenti di unghie, ecc.). La concezione di F. che pone in stretta analogia scienza e magia viene oggi respinta dalla maggior parte degli studiosi. Il difetto dell'interpretazione del F., riconosciuto ormai da quasi tutti gli specialisti della materia, è di ritenere che la mente primitiva, ossia la coscienza magico-mitica, si ponga problemi simili a quelli di uno scienziato che intenda conoscere le leggi della natura. Oltre al famoso The Golden Bough, in 11 volumi, 1890 (Il ramo d'oro, 1950 e 1956), tradotto in varie lingue, soprattutto nell'edizione ridotta curata dallo stesso F., egli scrisse varie altre opere di successo, tra cui: Totemism and exogamy (Totemismo ed esogamia) (4 volumi 1910); The belief in immortality (La fede nell'immortalità) (3 volumi 1913) (Glasgow 1854 - Cambridge 1941).